Japanese Indietronica

riccardo

This article was originally written in Italian by Riccardo, and was then translated into English. Click here to read the English version.

Questo articolo è stato originariamente scritto in italiano da Riccardo ed è stato poi tradotto in inglese. Clicca qui per leggere la versione inglese.

Mentre la scena indie globale era tutta bloghouse e Myspace, in Giappone stava sbocciando qualcosa di più silenzioso e introspettivo. Non era una vera e propria scena con un nome, più un gruppo di artisti che facevano musica da soli nelle loro camere, cucendo insieme delicate melodie acustiche con elettronica glitch e sussurri, questo in quello che viene chiamato folktronica/indietronica; e questo articolo vuole parlare di quell’angolo nascosto. La maggior parte di questi artisti sono spariti ormai, la loro musica sparsa per blog in gran parte defunti, ma la sensazione che trasmette questo tipo di musica è così intima da farti sentire come se fossi in uno di quei live in uno scantinato di Shibuya nel 2008. Quella specifica, sfocata nostalgia che solo quelle immagini possono evocare.

miyachan akichan

Questo è l’esempio perfetto di quanto fosse effimero tutto questo mondo. Miyachan Akichan era il nome di un progetto collaborativo apparso sulla netlabel Rain intorno al 2009. L’EP Lucky Star è l’archetipo: etichettato come folktronica, art pop, toytronica, glitchtronica. Il suono è costruito da voci femminili “infantili” stratificate su ritmi e melodie glitch e twee che diedero il via a tutta questa nuova ondata di musica. Fu una collaborazione breve ma importante, che coinvolse il chitarrista Daisuke Miyatani e la vocalist Aki Tomita. Non ci sono interviste, né biografie.

article image

miyauchi yuri

Al contrario, Miyauchi Yuri operava con un approccio più chiaro e orientato allo studio. In un’intervista del 2011 parlò apertamente del suo percorso, cosa piuttosto rivelatrice per tutta questa atmosfera. Disse che amava il J-pop ma si avvicinò all’elettronica soprattutto perché la parola suonava cool. Il suo obiettivo era sempre fare musica pop, semplicemente usando strumenti elettronici per arrivarci. Descrisse altri musicisti elettronici della sua età come persone con cui non riusciva davvero a relazionarsi, scherzando sul fatto che parlare con loro lo mettesse a disagio perché i loro riferimenti musicali erano troppo diversi. Questa è una parte chiave della scena: per molti di questi artisti, quella folktronica non aveva a che fare con l’essere avant-garde; era solo un modo naturale di fare musica intima e melodica da soli. È ancora attivo oggi, ma i suoi vecchi progetti come l’album Farcus del 2007 corrispondono di più alla vibe che cerco di spiegare in questo articolo.

article image
article image

Le connessioni tra questi artisti fanno anche parte del resto della storia. Daisuke Miyatani, che faceva parte di Miyachan Akichan, compare anche nell’album collaborativo del 2008 Hi Bi No Ne con la sound artist Sawako. Quell’album è un dialogo importantissimo tra l’elettronica granulare e la sua cristallina chitarra acustica, una conversazione che probabilmente avvenne interamente online.Poi c’è meso meso, il progetto di un’artista di nome Yumiko. Fu molto attiva nella scena dal 2006 al 2011 e i suoi lavori sono quelli che davvero soddisfano quella mia particolare voglia di musica per cui sono qui a parlare ora; sono molto curati, ma in un modo che risulta stranamente inquietante. Anche un veterano come Seiji Toda (delle band Shi-Shonen e Real Fish) si collega a questa trama. Alla fine degli anni 2000, i suoi lavori solisti abbracciarono un’elettronica melodica e raffinata che condivideva lo stesso genoma sensibile e vicino al pop, mostrando che questa sensibilità aveva radici più profonde.

Il duo Smile Down Upon Us (la vocalist MoomLooo e il polistrumentista britannico Keiron Phelan) viene spesso citato in questo contesto. Il loro album del 2008 è un esempio perfetto della formula: le voci delicate e particolari di MoomLooo intrecciate alla chitarra acustica, violoncello, flauto ed elettronica sottile. Sono la punta dell’iceberg leggermente più visibile nella rete, ma il loro metodo di collaborazione transcontinentale, basato sullo scambio di file, era assolutamente simbolico delle nuove possibilità dell’epoca.”